UTRICULARIE TERRESTRI
Scheda di Coltivazione
Utricularia blanchetii
L'aspetto di tutte le utricularie terrestri è apparentemente innocuo: tante piccole foglioline simili ad un muschio insignificante. Nel momento della fioritura però, queste piante sfoggiano dei fiori che nulla hanno da invidiare dalle più belle orchidee.
Queste piante catturano le loro prede attraverso delle strutture specializzate sotterranee chiamate utricoli presenti nelle loro radici. Si tratta di microscopiche sacche sottovuoto, con dei peli che fungono da grilletto e una piccola entrata sigillata. Quando un animale (nematodi, larve di moscerino, acari ecc) sfiora questi peli, la trappola si apre: essendo la trappola sottovuoto, una volta aperta risucchierà al suo interno tutto ciò che c'è nel suo raggio d'azione, compresa la propria preda. Una volta piena, l'entrata si richiude, intrappolando tutto ciò che contiene. Lentamente la pianta creerà di nuovo l'iniziale condizione di sottovuoto, ed è proprio il vuoto a uccidere l'animale al suo interno e a permetterne l'assorbinento. Un bel video sul funzionamento degli otricoli si trova &feature=related">in questa pagina. Si riferisce alle Utricularie acquatiche, ma il meccanismo di cattura è lo stesso anche per le terrestri. Se avete problemi a visualizzarlo, potete scaricarlo da qui: download
Trappole di U. Stygia con piccole prede all'interno
E’ impossibile scrivere una guida unica sulla coltivazione delle Utricularie terrestri che vada bene per tutte le specie. Queste piante infatti vivono in tutto il mondo, dai climi temperato-freddi ai climi tropicali, alcune vivono in condizioni semi-acquatiche, altre vivono in terreni quasi secchi. Ogni specie va coltivata secondo le condizioni del suo paese d’origine, per cui sarà necessario armarsi di tanta pazienza e di un buon motore di ricerca! Una volta scoperta la provenienza potete già farvi un’idea se la pianta in questione è tropicale, temperata o subtropicale.
Le utricularie terrestri non sono molto esigenti, sopravvivono tutte se coltivate sotto una buona quantità di luce, anche sole diretto all’alba o al tramonto e a temperature comprese tra i 10 e i 30 gradi e usando la classica torba e perlite come substrato. Il problema è che se una pianta non trova le giuste condizioni, potrebbe anche non fiorire mai. Ad esempio la fioritura nelle utricularie temperate viene stimolata solo da un riposo invernale anche molto freddo, altre fioriscono solo dopo una stagione secca, ecc.
Cercherò dunque di generalizzare e di dire a grandi linee qual’è il metodo di coltivazione che può andare bene per tutte, ma le condizioni ottimali sono diverse da specie a specie.
Utricularia fulva
VASI
Le utricularie terrestri sono piante molto piccole, simili ad un muschio, e quindi vivono bene anche in vasi molto piccoli. I bicchierini di plastica forati sul fondo andranno benissimo, così come andranno bene i vasetti di yogurt e budini (in fondo collezionare utricularie è una buona scusa per poterne mangiare di più!).
SUBSTRATO
Il substrato classico per le utricularie terrestri è torba acida di sfagno + sabbia di quarzo in proporzioni 1:1 con, opzionalmente, un centimetro di perlite pura sul fondo del vasetto.
La torba deve avere dei valori precisi:
PH: inferiore a 5
Materia organica: superiore a 90%
azoto: inferiore a 1%
La sabbia di quarzo può essere sostituita con perlite. Qualche granello di vermiculite (pochissima!) non può fare che bene alle utricularie. Alcune specie vigorose e con foglie lunghe amano crescere nello sfagno vivo, altre a crescita più lenta e con foglie più corte risultano in competizione con lo sfagno e soccombono.
ACQUA
L'acqua deve avere un residuo fisso inferiore 50. Va bene l'acqua demineralizzata, l'acqua da osmosi inversa (acquistabile nei negozi di acquari), l'acqua piovana o anche l'acqua oligominerale. Anche l'acqua dei deumidificatori può andare bene ma prima bisogna accertarsi che dalle linguette di condensazione non vengano rilasciati pericolosi sali di metalli.
E’ importante tenere sempre il sottovaso pieno d’acqua, con un livello idrico che arrivi fino a metà dell’altezza del vaso. Alcune piante come l’U. livida amano un livello idrico che arrivi fin sopra il terreno, mentre altre piante come l’U. bisquamata preferiscono ambienti leggermente più secchi.
Utricularia heterosepala
RINVASO
Va fatto quando la pianta è cresciuta tanto da ricoprire tutta la superficie del vaso. In quel caso bisogna metterla in un vaso più grande, o dividerla e fare più vasetti perchè le utricularie tendono a deperire quando invadono tutto lo spazio disponibile.
TEMPERATURE
Dipende dalla specie. Se la pianta proviene da climi temperati, come U. cornuta, U. monanthos, U. delicatula, può essere tenuta fuori tutto l’anno. Se proviene da climi subtropicali va coltivata a temperature invernali comprese tra i 5 e i 10 gradi. Se invece è una specie tropicale come U. blanchetti, il terrario è quasi obbligatorio e le temperature non devono scendere sotto i 15 gradi.
Utricularia uniflora
LUCE
Le utricularie stanno bene in una posizione ombreggiata ma molto luminosa, anche se molte specie gradiscono qualche ora di sole diretto al mattino.
RIPRODUZIONE
Le utricularie si riproducono facilmente per divisione. Spesso è sufficiente un pezzo di radice e qualceh fogliolina per dare vita ad una nuova pianta.
I semi sono microscopici e germinano facilmente in condizioni di alta umidità purchè siano freschi.
UTRICULARIE EPIFITE TUBEROSE
Scheda di Coltivazione
Utricularia asplundii
In questa guida ho preso come esempio l'Utricularia alpina, ma le regole generali valgono per tutte le utricularie epifite che producono tuberi. Questa guida può andare bene anche per coltivare la classica U. longifolia la quale, pur non producendo tuberi, va coltivata alle stesse condizioni dell'alpina.
Alcune specie di utricularie epifite vivono ad alta quota e sono estremamente highland: necessitano categoricamente di forti sbalzi termici tra giorno e notte, anche 40 gradi di giorno e 0 gradi di notte, o temperature estive molto freshe. Queste piante, come la U. quelchii e la U. campbelliana sono rarissime e molto difficili da coltivare.
L'Utricularia alpina è una pianta abbastanza diffusa in coltivazione ma finora solamente pochi appassionati sono riusciti a farla fiorire. Si tratta di una Utricularia di origine tropicale diffusa nel Sud America e più precisamente nel Brasile del nord, nelle Antille, in Venezuela, Guyana, Suriname e Colombia.
Le utricularie epifite, di cui l'alpina fa parte, vivono nelle foreste pluviali sui tronchi degli alberi o in mezzo alle foglie morte, mantenute costantemente bagnate dalle frequenti piogge e dall'alta umidità. La caratteristica più evidente che distingue le utricularie epifite dalle terrestri è il fiore, grande e di straordinaria bellezza, tanto da far impallidire anche le più pregiate orchidee.
L'Utricularia alpina produce uno stelo floreale che sviluppa fino a quattro fiori bianchissimi, con una macchia gialla al centro.
Altra caratteristica tipica, ma meno evidente, di queste piante è la produzione di numerosi tuberi, a volte anche piuttosto grossi, di colore verde - biancastro e viscidi al tatto. Questi si trovano appena al di sotto della superficie del terreno e hanno una certa importanza nella propagazione della pianta. Per questo motivo le utricolarie epifite vengono chiamate anche utricolarie tuberose.
Utricularia longifolia
SUBSTRATO
L'Utricularia alpina non è facile da coltivare. Il terrario è obbligatorio per avere delle condizioni ambientali costanti e controllate, la pianta è molto sensibile ai ristagni d'acqua ed è spesso colpita dall’oidio, soprattutto durante i cambi di stagione e d'inverno.
Il substrato deve essere assolutamente molto drenante. Un buon mix è composto da 50% sfagno e 50% perlite, oppure sfagno, torba, bark e perlite in parti uguali. Anche semplice torba e perlite danno buoni risultati, poiché la cosa più importante di cui tenere conto è il drenaggio: l'acqua non deve in alcun caso ristagnare.
L'aggiunta di un pizzico di vermiculite aiuta la pianta a procurarsi minerali importanti alla sua crescita.
Utricularia alpina
LUCE
Anche l'illuminazione è molto importante. L'Utricularia alpina ama luoghi molto ben illuminati, quindi una finestra soleggiata o lampade fitostimolanti a distanza sufficientemente ravvicinata sono la soluzione migliore per evitare problemi come l’oidio o attacchi fungini. Un eccesso di luce può però causare un ingiallimento delle foglie e una crescita rallentata di tutta la pianta.
TEMPERATURA
La temperatura è un altro fattore importante per ottenere la fioritura della pianta: personalmente la coltivo in condizioni highland, con un’alta escursione termica tra dì e notte e un leggero abbassamento delle temperature medie in inverno; temperature che variano tra i 10° C di minimo invernali e i 30° C di massimo durante l’estate sono ideali.
RIPRODUZIONE
La propagazione dell'Utricularia alpina è molto semplice: sarà sufficiente svasare la pianta e dividere i punti di crescita. La nuova talea crescerà più in fretta se si ha l'accortezza di separarla dalla pianta madre assieme a qualche piccolo tubero.
E' possibile che la pianta soffra un po' a causa di questa operazione: potrebbe bloccare la sua crescita per qualche settimana, oppure potrebbe capitare che le talee o addirittura anche la pianta madre ingialliscano fino a perdere le vecchie foglie. In ogni caso non ci si deve preoccupare: se l'operazione è stata eseguita in modo corretto e le radici non hanno subito grossi danni, la crescita riprenderà in fretta e nuove foglie rimpiazzeranno quelle danneggiate.
Anche la divisione di un solo tubero, senza radici o foglie, può dare vita ad una nuova pianta.
La semina dà ottimi risultati solo se i semi sono freschissimi. Vanno seminati preferibilmente in sfagno secco reidratato o sfagno vivo e mantenuti molto umidi finchè le piante non sono sufficentemente cresciute.
Radici e tuberi di U. alpina
ACQUA
Come per tutte le piante carnivore, anche per questa utricolaria l'acqua deve essere piovana, distillata oppure da osmosi inversa.
E' importante non lasciare ristagnare l'acqua nel sottovaso: questa pianta ama crescere in un substrato umido ma non fradicio, quindi d'inverno andrà bagnata da sopra solo quando lo sfagno in superficie inizia a seccare o quando toccando la torba questa non lascia il dito bagnato e appare piuttosto secca al tatto.
D'estate, se le giornate sono molto calde l'evaporazione potrebbe essere eccessiva e in quel caso si può tenere un centimetro di acqua nel sottovaso, acqua che andrà aggiunta solo quando sarà completamente evaporata.
L'Utricularia alpina produce dei tuberi che funzionano anche da "riserva d'emergenza" per i periodi di siccità, quindi non c'è da preoccuparsi troppo se si lascia seccare il substrato più del solito.
MALATTIE
L’oidio infatti è una delle malattie più frequenti che possono colpire queste piante. Durante i cambi di stagione, sopratutto in autunno, i cambiamenti di temperatura e delle condizioni ambientali indeboliscono la pianta, che deve adattarsi a situazioni che in natura non troverebbe. Questa debolezza può dare inizio alla tanto temuta infezione da oidio il quale, se accompagnato da una errata coltivazione, può avere effetti devastanti sulla pianta.
I metodi più efficaci per debellarla sono:
- diminuire l'umidità sia ambientale che del substrato
- aumentare l'esposizione alla luce, avvicinando la pianta ai neon del terrario o aumentando le ore di luce solare diretta
- eliminare le parti di pianta malate.
In genere questi interventi sono sufficienti a tenere controllata l'infezione, in caso contrario un buon aiuto è dato dallo zolfo o meglio dal trichoderma.
UTRICULARIE EPIFITE NON TUBEROSE
Scheda di Coltivazione
Utricularia nelumbifolia
In questa categoria va messa l'U. nelumbifolia e affini. La coltivazione di queste piante non differisce da quella delle altre epifite se non nell'apporto idrico.
Queste piante infatti amano molto l'acqua e l'umidità: devono essere tenute sempre con un paio di centimetri di acqua nel sottovaso ed uno strato abbondante di sfagno vivo in superficie è molto gradito.
Nel loro ambiente naturale, queste utricularie colonizzano le grandi bromeliacee, crescendo alla base delle loro foglie lì dove l'acqua piovana si raccoglie e ristagna. Si propagano producendo dei lunghi stoloni, che vanno alla ricerca di nuove foglie o nuove bromeliacee da colonizzare. In coltivazione questi stoloni possono essere interrati in sfagno o messi in acqua: in pochissimo tempo daranno vita ad un'altra pianta. Anche la semina è molto semplice: le plantule germogliano in brevissimo tempo ma i semi devono essere freschissimi o perderanno la loro vitalità.
Una nota particolare merita la riproduzione da seme dell'Utricularia nelumbifolia, una pianta particolarissima in molte qualità. Una delle sue caratteristiche più stupefacenti è il modo in cui si riproduce: infatti questa pianta non produce semi ma vere e proprie plantule già formate avvolte all'interno di una cuticola trasparente, in grado di aprirsi in meno di 24 ore. Il tutto sembra un vero e proprio "parto" vegetale.
Foto di Massimilano
L'impollinazione si effettua preferibilmente tra i 2 e i 5 giorni dopo l'apertura completa del fiore e il metodo più semplice consiste nell'usare uno stuzzicadente per prelevare il polline. Come si può notare dal disegno in basso, il polline è nascosto dietro ad una piccola linguetta rivolta all'indietro (viola scuro). Con lo stuzzicadenti la si solleva delicatamente e si gratta via una piccola parte di polline (rosa).
Lo stigma (in verde chiaro) si trova davanti alla linguetta che contiene il polline. Ha l'aspetto di una minuscola linguetta, è' molto piccolo e seminascosto, io ho fatto parecchia fatica a individuarlo la prima volta perchè ero convinta che stesse in fondo. Dovete strofinare lo stuzzicadente sullo stigma, ricoprendolo di polline.
Pochi giorni dopo l'impollinazione, se questa avrà avuto successo, il fiore appassirà e cadrà, mentre l'ovario inizierà lentamente ad ingrossarsi fino a diventare come quello della foto qui in basso:
Una volta maturo, l'ovario inizierà lentamente a disidratarsi, ritirandosi fino a che la sottile pellicola che ricopre i semi si spezza, lasciandoli cadere:
I semi, come potete vedere, non sono affatto dei semi ma vere e proprie plantule, con microfoglie, microrizoma e microradici già formate, avvolte in una piccola cuticola trasparente:
Dopo 24 ore dalla semina in sfagno vivo ben bagnato, le plantule sono già uscite dalla loro membrana e hanno aperto la rosetta:
Ed ecco come si presentano dopo solo una settimana:
UTRICULARIE ACQUATICHE
Scheda di coltivazione
Utricularia purpurea
Le utricularie acquatiche si sono evolute per vivere completamente sommerse. Prediligono acque stagnanti pulite e non troppo profonde. Le loro esigenze sono simili a quelle dell'aldrovanda, per cui vi rimando alla Scheda di Coltivazione dell'Aldrovanda per qualsiasi consiglio su come coltivarle.
Fate però attenzione al luogo di provenienza della specie in vostro possesso: se è temperata, in inverno produrrà degli ibernacoli e sopporterà anche temperature gelide, ma se è tropicale andrà riparata in un acquario interno.
Utricularia australis
Differenza tra fiore di U. vulgaris (a sinistra) e fiore di U. australis (a destra).
U. vulgaris ha la "gonna"